The spread of COVID-19 has disrupte
La diffusione del Covid-19 ha stravolto il panorama economico e sociale in tutto il mondo. Molte celebri aziende hanno unito le proprie forze per perseguire l'innovazione, con l'obiettivo comune di limitare il più possibile l'impatto del coronavirus in ambito pubblico ed economico, nonché sulle catene di approvvigionamento.
I negozi fisici si sono sempre più orientati verso le vendite online, mentre le piattaforme di e-commerce hanno iniziato a rivolgersi a venditori e inserzionisti per rispondere alle loro nuove esigenze. Il settore della moda si è prestato alla produzione di dispositivi di protezione individuale e, al contempo, le industrie tecnologiche e automobilistiche si sono impegnate nella fabbricazione di dispositivi medici. Da Amazon a Coca-Cola, molte grandi multinazionali stanno facendo la loro parte nella lotta contro il Covid-19.
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In questo articolo analizzeremo le reazioni di importanti colossi industriali alla pandemia di Covid-19. Quali iniziative hanno adottato a beneficio dei consumatori, della società e delle proprie attività economiche?
La piattaforma ha implementato le proprie norme relative agli eventi sensibili, "bloccando tutte le pubblicità che potrebbero trarre profitto dal coronavirus"; ciò include il divieto di pubblicizzazione di mascherine chirurgiche. Google ha bloccato centinaia di migliaia di annunci, compiendo poi un ulteriore passo in avanti iniziando a vietare qualsiasi pubblicità di mascherine e prodotti affini. Anche gli annunci di maschere da sub sono risultati a rischio, essendo le maglie della rete di Google davvero molto strette.
Google ha inoltre deciso di favorire gli annunci di pubblica utilità da parte di enti governativi e Organizzazione Mondiale della Sanità.
Come aiuto alle piccole e medie imprese, Google ha offerto ai suoi clienti PMI in tutto il mondo 340 milioni di dollari in crediti pubblicitari. È stato possibile utilizzarli per le spese pubblicitarie fino al 31 dicembre 2020 su tutte le piattaforme Google Ads. Nelle risorse di assistenza di Google sono state pubblicate informazioni approfondite sui criteri di idoneità e sui dettagli del credito pubblicitario.
Per consentire alle PMI di adeguarsi alle nuove sfide, Google ha anche fornito alcuni suggerimenti con l'obiettivo di garantire la sicurezza di tutti. Tra di essi figurano i consigli per aggiornare i profili aziendali allo scopo di tenere sempre informati gli acquirenti. Google ha inoltre consigliato alle aziende di modificare le proprie campagne pubblicitarie a beneficio dei clienti, includendo informazioni sulle capacità di spedizione.
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Poiché nel pieno della pandemia le aziende in difficoltà economiche non potevano permettersi le inserzioni di Google Shopping, le entrate pubblicitarie della società hanno subito un calo. È stata così offerta ai rivenditori online la possibilità di ottenere la propria quota di spazio pubblicitario gratuito indipendentemente dal fatto che possedessero o meno un account Google Ads. L'implementazione di questa novità è stata senz'altro accelerata dalla pandemia di coronavirus.
Google ha riconosciuto che il coronavirus ha avuto un effetto devastante sulla vita quotidiana e sulle comunità e, di conseguenza, si è impegnata ad affrontare le sfide derivanti dal Covid-19 in tutto il mondo. Ecco perché la società ha creato un sito web dedicato a informazioni e risorse riguardanti il Covid-19.
Il colosso tecnologico ha inoltre reso disponibile l'accesso gratuito a funzionalità "avanzate" per i clienti di Hangouts, G Suite e G Suite for Education a livello globale. L'accesso è stato gratuito fino al 1° luglio 2020. Normalmente gli utenti devono pagare 13 $ in più al mese per queste funzionalità, oltre all'accesso a G Suite.
Il colosso dei social network ha vietato in brevissimo tempo tutti gli annunci potenzialmente in grado di consentire ai venditori di speculare sulle necessità degli acquirenti, incluse le pubblicità di mascherine, igienizzanti per mani, salviette disinfettanti e kit di analisi per il Covid-19. Facebook continua a imporre divieti sui prodotti medici che violano le normative, nonché sugli annunci pubblicitari che sottolineano la limitatezza delle scorte per creare un senso di urgenza.
Al fine di limitare la diffusione di informazioni false e ingannevoli, Facebook ha aumentato il numero di partner che si occupano della verifica dei fatti. Sulla piattaforma sono anche comparsi dei pop-up con collegamenti a risorse istituzionali in materia di sanità.
Migliaia di contenuti disinformativi sul Covid-19, che avrebbero potuto causare danni fisici, sono stati rimossi da Facebook. La società ha iniziato ad avvisare gli utenti in caso di like, reazioni o commenti effettuati su contenuti ingannevoli riguardanti il Covid-19.
"Questi messaggi proporranno agli utenti i falsi miti sul Covid-19 sfatati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, compresi quelli che abbiamo rimosso dalla nostra piattaforma perché in grado di causare danni fisici imminenti": così ha dichiarato Guy Rosen, vicepresidente della divisione Integrità di Facebook, in un articolo sul blog aziendale.
In più, Mark Zuckerberg ha deciso di lanciare una sezione dedicata alle risorse informative sul coronavirus, posizionata in cima ai feed di notizie degli utenti. L'obiettivo è incoraggiare le persone a rispettare maggiormente gli appelli al distanziamento sociale.
Il Marketplace di Facebook e Instagram non penalizzano i venditori per il calo degli standard delle prestazioni. Per creare un punto di incontro fra le aspettative di acquirenti e venditori, Facebook ha deciso di aggiungere una didascalia che indica possibili problemi o ritardi nelle spedizioni.
Per aiutare le piccole imprese a fronteggiare la pandemia di Covid-19, Facebook ha consentito loro di annunciare modifiche temporanee al servizio. Tali modifiche appaiono sulle pagine Facebook delle aziende e nelle ricerche sulla piattaforma. Ai titolari di attività economiche è stata data anche la possibilità di indire una raccolta fondi personale su Facebook, per chiedere aiuto alla clientela affezionata durante i periodi più critici.
Facebook ha fornito un aiuto concreto durante l'emergenza coronavirus sin dal 14 febbraio 2020, quando ha messo a disposizione la propria sede di Menlo Park per ospitare rappresentanti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e altri leader di aziende come Google, Amazon e Salesforce. Gli esperti hanno discusso di come il settore tecnologico può agire e cooperare per la messa a punto di soluzioni contro la diffusione del coronavirus.
Il 21 marzo 2020 Amazon ha annunciato l'interruzione dell'invio di prodotti non essenziali ai clienti in Italia e in Francia, dove i casi di coronavirus erano in crescita esponenziale. All'epoca, nei magazzini del programma Logistica di Amazon erano accettati solo "beni di prima necessità per la casa, forniture mediche e altri prodotti molto richiesti".
Amazon non ha vietato del tutto la vendita di articoli come mascherine e igienizzanti per le mani, ma ha tenuto monitorate le offerte per contrastare il fenomeno del rincaro dei prezzi. Ai commercianti che hanno violato le regole della piattaforma sono state precluse le possibilità di vendita future. Amazon inoltre non accettava nuove richieste di offerte nelle suddette categorie.
A causa dell'impennata degli acquisti online, Amazon ha deciso di assumere 100.000 nuovi dipendenti a tempo pieno e part-time.
Ha anche interrotto le sospensioni degli account dovute alle performance relative agli ordini e introdotto un'estensione del periodo di reso. Dall'inizio della pandemia di Covid-19, Amazon ha implementato numerosi aggiornamenti per i rivenditori.
Sulla piattaforma è stata introdotta la consegna standard internazionale per tutti i venditori, con l'intento di rendere più economiche e omogenee le consegne in tutto il mondo durante l'emergenza Covid-19. Ciò include tariffe semplificate, tracking di tutte le consegne e protezione delle spedizioni.
Ai venditori viene comunicato il codice postale del luogo in cui si trovano gli articoli in transito, allo scopo di risolvere più rapidamente i reclami dei clienti.
FedEx ha avviato una collaborazione con eBay per ridurre il prezzo delle consegne in 2 giorni per i venditori.
Agli spedizionieri preferiti è stato richiesto di proteggere l'acquirente in caso di reclami per articoli non ricevuti, dal momento che tutte queste società passano direttamente da eBay.
eBay si è riservata anche il diritto di rimborsare i clienti in caso di reclami senza un riscontro entro 3 giorni. Il tracking delle spedizioni, di conseguenza, è altamente consigliato.
Grazie all'estensione delle tempistiche di reso, i clienti hanno più tempo a disposizione per restituire gli articoli; inoltre i venditori non possono più richiedere il termine anticipato dei resi. eBay ha dichiarato che questo cambiamento è stato motivato dalla volontà di dare agli acquirenti "tempo a sufficienza" durante la crisi dovuta al coronavirus. In precedenza, la finestra di reso era compresa tra 30 e 60 giorni a seconda del venditore.
Molte aziende specializzate in moda e prodotti per la persona hanno riconvertito le proprie linee produttive per fronteggiare la pandemia. Alcune ad esempio hanno avviato la fabbricazione di mascherine e disinfettanti, e anche degli stabilimenti che prima producevano fragranze hanno iniziato a dare il proprio contributo.
Inditex, la società proprietaria del marchio Zara, si è impegnata per convertire parzialmente la sua capacità di produzione tessile in Spagna per il confezionamento di camici ospedalieri.
Il colosso dell'abbigliamento sportivo, in collaborazione con la startup californiana Carbon, ha deciso di produrre i propri dispositivi di protezione individuale (DPI) impiegando la stessa tecnologia di stampa tridimensionale usata per la linea di scarpe da ginnastica 4D. Adidas è arrivata a produrre più di 18.000 visiere alla settimana per i professionisti sanitari e i lavoratori in prima linea nell'emergenza.
Le strutture delle visiere stampate in 3D riducono il fabbisogno di materiali e velocizzano le tempistiche di produzione, garantendo al tempo stesso comfort ed efficienza.
Nello stesso periodo Nike ha parzialmente riconvertito le proprie linee produttive di calzature sportive, per fabbricare visiere integrali e lenti per respiratori ad aria purificata destinate agli operatori sanitari. I materiali originariamente usati per l'imbottitura e le stringhe delle scarpe sono diventati delle armi nella lotta contro il coronavirus.
Il gruppo internazionale Kering S.A., proprietario dei marchi di moda di lusso Balenciaga e Saint Laurent, ha convertito le proprie attività produttive per fabbricare mascherine chirurgiche destinate agli ospedali francesi. La decisione è stata approvata dalle autorità sanitarie.
La multinazionale del lusso LVMH, proprietaria di diversi marchi esclusivi tra cui Louis Vuitton, Bulgari, TAG Heuer, Tiffany e Dom Pérignon, si è avventurata nel settore dei disinfettanti per le mani.
Ma la società è andata persino oltre: LVMH si è infatti impegnata a collaborare con un fornitore industriale cinese per garantire la consegna di 10 milioni di mascherine chirurgiche ai servizi sanitari francesi.
Il gruppo Volkswagen ha fatto da capofila alle iniziative di contrasto alla pandemia di Covid-19, distribuendo in Germania prodotti sanitari come maschere per l'ossigeno, disinfettanti, guanti, termometri, occhiali protettivi e tute.
La società ha inoltre usato i propri macchinari per la produzione di apparecchiature mediche, come ad esempio i supporti 3D per la stampa di visiere.
Il marchio spagnolo Seat ha trasformato una linea di montaggio per deputarla alla produzione di respiratori.
La nota casa automobilistica si è impegnata in prima linea nella lotta al Covid-19, iniziando a produrre valvole per respiratori e raccordi per maschere di protezione. Il reparto Ferrari che realizza i prototipi delle auto ha fabbricato questi componenti termoplastici utilizzando la tecnologia di produzione additiva.
La multinazionale francese Pernod Ricard, proprietaria di celebri marchi come Champagne G.H. Mumm, Absolut Vodka e Jameson Irish Whiskey, ha annunciato la conversione dei suoi stabilimenti per la produzione e la fornitura gratuita di disinfettanti per le mani.
Mentre gli Stati Uniti erano alle prese con una gravissima carenza di questi prodotti, la Pernod Ricard ha contribuito a soddisfare la domanda iniziando a produrre disinfettanti in tutte le sue distillerie negli Stati Uniti.
L'azienda ha dichiarato di aver collaborato con il governo degli Stati Uniti per ottenere la certificazione per fabbricare disinfettanti per le mani. Dopo averne definito le modalità di distribuzione, questi prodotti sono stati donati.
Alcune aziende offrono assistenza medica, altre donano somme di denaro: le iniziative intraprese sono davvero molte e rappresentano una fonte di ispirazione per tutti. In questo periodo storico senza precedenti i marchi più rinomati hanno risposto all'appello, intensificando gli sforzi per combattere il coronavirus.
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